Sotto forma di diari, memorie, epistolari, a centinaia arrivano ogni anno a Pieve Santo Stefano, il piccolo centro della Valtiberina toscana, noto come Città del diario.


L’Archivio diaristico nazionale, nato nel 1984 da un’idea del giornalista e scrittore Saverio Tutino, è un’istituzione culturale senza fini di lucro che li accoglie tutti, li legge, li scheda, li digitalizza e li mette a disposizione per ricerche, studi, sceneggiature, articoli, pubblicazioni.

Un presidio a salvaguardia della memoria che è diventato fonte di ispirazione per il cinema, il teatro e altre forme d’arte come la musica o la fotografia. 

I testi inediti partecipano annualmente alla selezione del Premio Pieve Saverio Tutino, giunto alla sua quarantesima edizione.
Il patrimonio della Fondazione Archivio Diaristico, che ha ottenuto la notifica di interesse culturale (di cui al Codice dei Beni culturali), è costituito da oltre diecimila scritti autobiografici. Fra questi c’è il Lenzuolo a due piazze che una contadina del mantovano, Clelia Marchi, ha riempito di scritte, affidando alle trame di cotone la storia della sua vita, dopo la morte del marito. Al Lenzuolo e all’opera straordinaria del cantoniere ragusano Vincenzo Rabito sono dedicate due stanze nel Piccolo museo del diario, un percorso interattivo dove immergersi per scoprire scritture semplici o ricercate che rappresentano tutti gli argomenti che traversano la vita delle persone. Una miniera di racconti, piccoli tasselli della storia che insieme compongono il mosaico della Storia d’Italia negli ultimi due secoli.