Piazza Plinio Pellegrini
sabato 14 settembre ore 17.00

A proposito di Saverio

"L'occhio del barracuda" e "L'oro introvabile"

incontro con Mario Avagliano, Enzo Brogi, Pietro Clemente e Andrea Mulas
coordina Guido Barbieri
letture di Donatella Allegro e Andrea Biagiotti

Due incontri e un pomeriggio dedicato al fondatore dell’Archivio dei diari, Saverio Tutino, che torna in libreria con la ristampa di una delle sue opere più importanti, la sua “autobiografia di un comunista”, e con un saggio inedito a lui dedicato che ne indaga a fondo lo spirito rivoluzionario.

L’occhio del barracuda
Autobiografia di un comunista
di Saverio Tutino, Terre di mezzo, 2024

Della sua generazione – quella di Pintor, Scalfari, Calvino, Rossanda – la sua è forse la memoria più autentica, capace di non nascondere quanto fatto, pensato, lottato, sperato, ma senza alcuna condiscendenza all’autoassoluzione, alla giustificazione di un “contesto” buono per non fare i conti con i propri limiti e le proprie debolezze. Saverio era, e si sentiva, un rivoluzionario, un comunista, un giornalista, un intellettuale che ha attraversato quasi un secolo in cui, se si esclude la Prima guerra mondiale, è stato testimone di cambiamenti inimmaginabili, di tragedie inattese, di speranze entusiasmanti e quasi sempre deluse. Le ultime parole del libro di Tutino recitano: “Del mio passato non ho niente da rinnegare. Devo soltanto ricordarlo per imparare ancora”. Anche noi, che possiamo o no rinnegare il nostro passato, dal suo ricordo abbiamo ancora molto da imparare.

dall’introduzione di Marcello Flores

L’oro introvabile
Saverio Tutino e le vie della rivoluzione
di Andrea Mulas, Il Mulino, 2024

Figura eclettica, Tutino è personaggio – inconsapevole – da spy story. Commissario politico della 76ma Brigata Garibaldi durante la Resistenza, poi iscritto al Partito comunista italiano, legato alla rivoluzione cubana e interlocutore riconosciuto da Fidel Castro. Comunista inquieto, curioso, indisciplinato, anti-dogmatico. Mai ideologo pedante o teorico astratto. Nei primi anni Sessanta trait d’union tra il PCI e il governo rivoluzionario cubano, frequenta gli intellettuali del suo tempo. Amico di noti guerriglieri rivoluzionari latinoamericani e di dissidenti, viene sorvegliato dai servizi cubani, così come da quelli italiani per i suoi legami con Giangiacomo Feltrinelli e con esponenti delle forze extraparlamentari di estrema sinistra.

dall’introduzione di Andrea Mulas