Piazza Plinio Pellegrini
venerdì 13 settembre ore 11.00

Crocevia della storia

"Dal buio del novecento" e "Roma '44"

incontro con Mario Calabresi, Umberto Gentiloni Silveri e Stefano Palermo
coordina Camillo Brezzi
letture di Donatella Allegro e Andrea Biagiotti

In occasione dell’uscita di due prestigiosi volumi che ne valorizzano il patrimonio diaristico, l’Archivio propone una mattinata di approfondimento e riflessione su due dei crocevia più importanti della storia del Novecento italiano: la persecuzione degli ebrei e la strage delle Fosse Ardeatine.

Dal buio del Novecento. Diari e memorie di ebrei italiani di fronte alla Shoah
di Umberto Gentiloni Silveri e Stefano Palermo, Il Mulino, 2024

Di fronte alla tragedia della Shoah nel secolo scorso scrivere significa soprattutto lasciare un segno di vita, uno spiraglio di speranza. C’è chi scrive raccontando tornanti e vicende della propria esistenza in presa diretta come se volesse salvare tessere preziose di una biografia a rischio, c’è chi invece riflette dopo anni e decenni affidando alle memorie del dopo il compito di guardare ai risultati di un lungo itinerario. Scrivere per esistere, essere ancora capaci di comunicare e cercare interlocutori a partire dal proprio nucleo familiare. Si tratta della prova più forte e per molti indistruttibile, ce l’abbiamo fatta, nonostante tutto: il progetto di distruzione degli ebrei d’Europa non ha cancellato storie, persone, famiglie e ambienti di riferimento.

dall’introduzione di Umberto Gentiloni Silveri e Stefano Palermo

Roma ’44. Le lettere dal carcere di via Tasso di un ragazzo martire delle Fosse Ardeatine

di Orlando Orlandi Posti
introduzione di Alessandro Portelli
interventi di Camillo Brezzi, Umberto Gentiloni Silveri, Loretta Veri
Donzelli Editore, 2024

Nelle pagine del diario dedicato a Marcella, Orlando torna più di una volta sulla spezzatura fra il sogno e «l’idea»: «il sogno è distaccato dall’idea», dice, il sogno è un pensiero vago e il percorso per connetterlo all’«ideale», alla «cosa che cerco», è incerto, indefinito. Quando dice queste cose, parla dei progetti personali di vita, di Marcella, del suo futuro. Ma non riesco a leggere quelle righe senza pensare ad altri sogni di cui qui non parla, ma che lo hanno condotto a quei canneti in riva all’Aniene, a quel carcere, a quelle Fosse. Erano sogni normali anche quelli: «Signore iddio fa’ che presto finiscono le sofferenze umane che tutto il mondo sta attraversando, fa’ che tutti tornino alle loro case, fa’ che il lavoro ritorni in ogni dove e così torni la pace in ogni famiglia e tutto torni nello stato normale». Orlando è stato ucciso perché agiva affinché questi sogni normali – la pace, il lavoro, la casa per tutti – diventassero «idea» realizzata. La nostra realtà è ancora drammaticamente lontana da quel sogno. Ricordarsi di lui significa anche continuare a cercare il modo di saldare questa spezzatura sanguinosa.

dall’introduzione di Alessandro Portelli