La mattina dell’Immacolata ero in casa e nel prepararmi ad uscire si discorreva con mia sorella Lucietta la quale mi consigliava di sposare ed io pur riconoscendo che sebbene anche tardi per me essere necessario io per non pentirmene amaramente un giorno che poi sarebbe stato invano riparare. Passavamo a rivista le signorine che potrebbero convenirmi. Nominando alla Sig.na Vincenzina Dongarrà, Consentino Liboria, Cocilovo Pietrina e la gentilissima Bavisotto Angelina. Siamo a Mistretta, provincia di Messina, alla fine del 1921. L’Italia è lacerata dalla lotta sociale del primo dopoguerra, il fascismo sta per prendere il sopravvento ma nel piccolo paese arroccato sui monti Nebrodi l’eco di queste grandi trasformazioni non arriva: come racconta in un diario redatto per circa due anni, Cosma Damiano Di Salvo è impegnato in tutt’altra impresa, quella di prendere moglie. Ha da poco compiuto 45 anni, le condizioni di salute non sono delle migliori e capisce che il tempo stringe mio primo pensiero fu quello di recarmi all’ufficio dello Stato per assicurarmi l’età di dette signorine e trovai che la Dongarrà era nata il 13 dicembre 1884, la Consentino il 12 Febbraio 1885, la Cocilovo il 19 Marzo 1886 e la Bavisotto il 23 dicembre 1891. La prima scelta ricade su quest’ultima la desidererei in condizioni finanziarie misere, per così riuscire con facilità e per non aver detto che io vado in cerca della sua dote, della quale non ci tengo a fatto. Sono le sue doti morali che mi affascinano. Il suo portamento, la sua castità, la sua riservatezza, operosità. Il suo viso serio, incantevole, modesto, con quegli sguardi docili e timidi, hanno fatto di me un suo misero schiavo. Per Di Salvo è l’inizio di un percorso a ostacoli che ci rivela usi e costumi tradizionali della Sicilia dell’epoca: sguardi furtivi, gesti da interpretare, lettere mai recapitate, appostamenti, mediazioni, intercessioni e parenti, padri, fratelli e sorelle da coinvolgere e convincere. Il solo ostacolo che potrebbe in qualche modo disanimarla è la sola differenza di età per la quale mi illudo che si potrebbe superare, data la mia ottima salute. Invece sarà proprio così: Angelina, o più probabilmente la sua famiglia, non vuole saperne di combinare il matrimonio con un uomo tanto più anziano. Di Salvo è costretto a riprendere in mano la lista delle pretendenti e, dopo molte traversie, la scelta cade su Liboria, che dimostra il suo consenso. Ma la partita è tutt’altro che chiusa: lui vorrebbe che all’inizio andassero a vivere nella sua casa di famiglia, ma la futura consorte non vuole saperne. Anche la cognata Mariannina insiste di accasarci soli io cerco di convincerla che è cosa provvisoria ma essa pretende pria di sposarci. Il dibattito sperando di essa sopraffare dura sino alle 11 meravigliato della lingua di Mariannina che rossa e accalorata si à anche storti gli occhi. Mi ritiro amareggiato pensando che mi daranno filo da torcere ma io non li temo. Di mezzo ci sono ancora una volta fratelli che si intromettono e malelingue di paese che soffiano sul fuoco, ci vorranno mesi a spianare ogni divergenza ma, arrivati a un passo dalla rottura, alla fine del 1923 l’atteso evento si celebra sabato 22 settembre giorno del mio matrimonio. La mattina il rito religioso in casa della mia sposa alle 08:30. La sera verso l’Ave Maria ci rechiamo tutti in casa mia dove alle 9 si celebra il matrimonio civile con la massima cordialità. Son contento della mia metà sia per la bontà d’animo sia per le virtù di cui è adorna.