PREMIO PIEVE 2024

Giuria nazionale 2024

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Camillo Brezzi

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Natalia Cangi

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Stefano Pivato

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Anno per anno

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Gabriella D’Ina, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Stefano Pivato, Sara Ragusa  

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2023 è stato attribuito a Paola Tellaroli per Tutta la polvere del mondo in faccia (memoria 2017-2022):
Paola ha 31 anni, è una giovane donna piena di iniziative, di sogni, determinata. È assegnista in biostatistica, ha un compagno, si sente “in motorino con il vento tra i capelli, le mani alzate prima dello schianto”. Lo schianto arriva la sera del 14 febbraio quando un grumo di sangue si deposita nel cervello di Paola. È vittima di un ictus ischemico cerebrale, ma nessuno può ancora immaginarlo. Al pronto soccorso la diagnosi corretta arriva dopo nove lunghe ore. Al risveglio scopre progressivamente i danni che ha subito il suo corpo: la paralisi della parte destra, l’impossibilità di comunicare. Ma Paola non si scoraggia e comincia un lungo cammino di riabilitazione, reso possibile anche dalla vicinanza degli affetti, del compagno e degli amici, un “branco di delfini” che le ha dato la forza necessaria. Questo assaggio di mortalità le fa capire di non essere invincibile, bensi vulnerabile come tutti.
Paola ci consegna un diario del presente pieno di ironia e di capacità di autoanalisi, oltre che una lucida critica verso la burocrazia del sistema sanitario. A cinque anni dall’ictus, è pronta a riprendere la strada che si era bruscamente interrotta: prepara lo zaino e parte per l’Amazzonia.

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MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2022 è stato attribuito ad Ado Clocchiatti con Addio patria matrigna (memoria 1883-1916):
In questa memoria di una vita breve e struggente, scritta con una intensità che coinvolge e commuove, emergono la saggezza e la rassegnazione di un vinto che sa di non poter cambiare il proprio destino.
Durante la Prima Guerra mondiale, Ado, da pochi anni sposo e padre, forse presagendo che non riuscirà a tornare a casa (morirà di spagnola nel 1918) decide di raccontare la sua storia. Friulano, nato in una famiglia poverissima nel 1883 a Pasian di Prato, nonostante sia uno dei migliori allievi della scuola elementare deve iniziare a lavorare ad appena 10 anni per contribuire al sostentamento della famiglia. Ma il lavoro non c’è e inizia così una lunga storia di migrazione stagionale in Germania e nel vicino Impero austro ungarico. Ado ci racconta dall’interno la tragedia dello sfruttamento minorile, perché i bambini vengono messi a lavorare in condizioni terribili. Maltrattamenti, fame e violenze fisiche erano quotidiane. “Un povero per vivere deve soffocare l’amore e viene condannato a vivere come la bestia, lavorare, mangiare, se un povero avesse i sentimenti di divenire un uomo, per mancanza di mezzi deve rimanere ignorante, così va il mondo.
Ma Ado diventerà un uomo, fin troppo presto. Lavorerà sempre, perché i genitori malati non riescono a provvedere alla famiglia. C’è un movimento continuo di partenze e ritorni. Più si rende conto della fragilità dei genitori, più il giovanissimo Ado si assume quasi il compito di tenere insieme i suoi cari. Ma la speranza di restare uniti viene continuamente frustrata dalla mancanza di lavoro. Il legame con il padre diventa inscindibile. Emigrano e cercano di trovare lavoro negli stessi cantieri, passando per Vienna e Abbazia dove scoprono le bellezze dell’archittettura, delle città e del mare che gli era sempre stata negata. Il rapporto di protezione reciproca via via si rovescia perché diventa il più giovane a prendersi cura dell’altro: per il padre sfinito nel corpo e nella mente si aprono le porte del manicomio. “Io facevo quei muri, proprio quella casa, che in compagnia di quei poveri dementi che dovevano entrarvi era pure destinato il mio buon padre!
Il destino non vuole dare tregua ad Ado: anche se non gli rimangono molte “pagine di vita” da scrivere, la sua testimonianza brilla per profondità e umanità e riscatta la brutalità dell’esistenza a cui è stato condannato.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Gabriella D’Ina, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Stefano Pivato, Sara Ragusa

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2021 è stato attribuito a Furio Aceto per La via della libertà (memoria 1943-1985):
La selezione di storie finaliste di quest’anno, che si segnala per una particolare varietà, ci ha rivelato scorci e scenari storici inediti. L’arco cronologico toccato va dal 1848 ai giorni nostri, e abbraccia interessi diversissimi, dall’amore per la storia dell’arte fino alla passione per la politica.
Il vincitore del Premio Pieve del 2021 è Furio Aceto, nato a Saluzzo nel 1921 e morto nel 2020. Ufficiale di Cavalleria del Regio Esercito durante la Seconda guerra mondiale, viene richiamato a Roma all’indomani dell’8 settembre. Essendo un ufficiale, sarebbe bastata una semplice firma di adesione formale alla Repubblica di Salò a garantirgli la sicurezza e il ritorno in famiglia. Ma la coerenza con i suoi ideali e la sua dirittura morale gli fanno scegliere la via della montagna. Torna nelle valli piemontesi in cui è nato e raggiunge il fratello Flavio, comandate partigiano. È il preludio di una stagione di sofferenze ma anche di grandi entusiasmi, che lo porterà a guidare la Brigata dell’Ordine come vice comandante nella liberazione di Savona.
Il legame strettissimo con la moglie, e poi con la figlia che nasce, è il cuore caldo di questa storia di guerra. Furio ci racconta con una prosa lucida delle battaglie, delle fatiche e delle glorie della montagna, e la sua scrittura diventa appassionata quando lo sguardo si volge agli affetti. Non mancano momenti comici e rocamboleschi come quando fa infilare la moglie travestita da soldato in un carro armato pur di tenerla vicina. Conquista in questo diario la forza prorompente e un po’ incosciente della giovinezza, che si accompagna a un forte senso di appartenenza alla patria.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Stefano Pivato, Sara Ragusa, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2020 è stato attribuito a Tanya Ferrucci per Nei miei okki  (autobiografia 1960-2010):
Tania Ferrucci ci consegna una storia autobiografica di denuncia, scritta con piglio audace e rivendicativo, chiamando a testimone più volte il lettore e interrogandone la coscienza.
Tania è nata nei bassifondi di Napoli nel 1960 in una famiglia disastrata. Il suo corpo è quello di un maschio, anche se fin da piccola si sente “bambina dentro”. Conosce presto la violenza, finisce in orfanotrofio e a tredici anni inizia a prostituirsi per sopravvivere e guadagnare i soldi che le serviranno per realizzare il suo sogno, la costosa operazione di cambio di sesso, che farà a ventisei anni. Diventa una bellissima donna e lavora come ragazza immagine nelle discoteche. Qui incontra alcol e droghe, a cui non sa sottrarsi, ma anche ricchezza e macchine potenti. È ammirata da molti, ma non trova mai risposta al suo più profondo desiderio: quello di conoscere “l’amorevitamia”, un uomo che la ami incondizionatamente. A trentanove anni, nel 1999, entra nelle comunità Saman dove comincia un percorso di disintossicazione e recupero che finirà nel 2010. Da ospite diventa collaboratrice della comunità, per cui lavora ancora oggi.
Il coraggio di ripercorrere la sua storia placa, in parte, gli interrogativi ai quali non darà mai risposta: perché è diversa, come si fa ad essere amati, perché la madre è stata così indifferente e feroce con lei. Trova nella scrittura un riscatto che dà senso al suo passato.
La giuria segnala con menzione speciale la vicenda intensa e dolorosa di Anna De Simone. La qualità e la forza della scrittura di questa autobiografia, in cui l’autrice non fa sconti e non chiede comprensione, rispecchiano un percorso di maturazione e di profonda conoscenza di sé e del suo mondo emozionale e affettivo. Anna ha perso la voce a causa di una malattia, queste pagine sono oggi il suo unico mezzo per raccontarsi.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2019 è stato assegnato a Eugenia Dal Bò per Figlia del Risorgimento (autobiografia 1867-1943):
Lo scritto di Eugenia Dal Bò (1867-1943) è un racconto appassionante che prende l’avvio dalle vicende del padre, che paga con la prigionia austriaca il suo patriottismo, e si snoda fino al crepuscolo del regime fascista.
Educata al senso della patria e alla passione per la cultura, Eugenia farà delle scelte audaci per la sua epoca. Come studentessa di liceo e università, sarà isolata, unica donna in un mondo maschile: i compagni, i professori non accettano facilmente la sua anomala presenza ed ella fatica non poco ad abbattere i pregiudizi e a conquistare il diritto allo studio. A fine Ottocento, si laurea in Lettere a Napoli, unica donna del suo corso. Riesce ad affermarsi come studiosa di Dante e conferenziera, e in qualità di insegnante gira l’Italia in lungo e in largo.
Dall’incontro con Gherardo Pantano, ufficiale dei bersaglieri e poi generale, nasce una storia d’amore lunga tutta la vita. I due si sposano dopo un decennale fidanzamento e condividono un rapporto paritario piuttosto inusuale per quegli anni.
Sempre al suo fianco, Eugenia viaggia, vive nelle colonie e diventa crocerossina per seguirlo al fronte nella Prima guerra mondiale.
Una scrittura affascinante e intensa che ci restituisce la figura di una donna mai dimentica dell’intensità degli affetti famigliari. Protagonista senza retorica di pagine importanti della storia italiana, la sua memoria ci consegna un ritratto raro e significativo di una persona dalla forte fibra morale capace di posizioni coraggiose e libere.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2018 è stato assegnato a Luca Pellegrini per Il mare insegna (memoria 1831-1850):
Nato nel 1806 in una famiglia agiata, dopo l’improvvisa morte del padre notaio deve rivedere le sue prospettive di vita. Abbandonati gli studi, a 16 anni si imbarca come mozzo su un piccolo veliero. Dal golfo di Trieste arriva a Smirne e a Costantinopoli, naufraga, riparte per l’Africa e il Sud America. Segue in prima persona il progresso tecnico che porta dalle navi a vela a quelle a vapore, e in soli quattordici anni diventa capitano di una delle prime che solca il Mediterraneo.
Da ognuno di questi viaggi riporta racconti eccezionali. Lo sguardo curioso di un uomo libero dai preconcetti del suo tempo è la cifra che contraddistingue questa narrazione rispetto a memorie analoghe dell’Ottocento. Mirabili in particolare le considerazioni e la condanna della schiavitù dei neri nelle grandi piantagioni brasiliane, come le riflessioni sulla religione. Senza dimenticare il piglio antropologico con cui si stupisce davanti agli usi e i costumi delle popolazioni che incontra, dal Marocco alla Grecia passando per il Brasile e il Medio Oriente. Non perde occasione, nelle città in cui sbarca, di notare le bellezze artistiche, ma neppure quelle femminili, regalandoci bellissime pagine romanzesche esaltate da un linguaggio vivace arricchito da parole dal forte gusto ottocentesco.
Le avventure per mare che ci ha lasciato Luca Pellegrini sono pervase da uno spirito critico straordinario, unica chiave che, anche nel mondo contemporaneo, possa dirsi valida per indagare il proprio tempo vivendolo da protagonista.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle, Vittorio Dini, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2017 è stato assegnato ad Antonio Cocco per Ridotta Isabelle (epistolario 1952-1954): 
A 18 anni, dopo un litigio con un professore, Antonio scappa di casa ed espatria illegalmente in Francia. Assetato di libertà e di avventure, si arruola nella Legione Straniera. Non immagina neanche lontanamente che la sua scelta sarà irreversibile. Gli restano poco più di due anni di vita. Le lettere che invia la padre, alla madre, ai suoi numerosi fratelli, prima dal deserto dell’Algeria poi dagli avamposti del Vietnam, raccontano con freschezza, innocenza e ferocia il durissimo addestramento e la realtà della guerra sulle montagne e nella foresta tropicale. Disegnano così la storia di una imprevedibile maturazione che fa del giamburrasca ragazzino un uomo e un soldato.
Scritte tra una marcia e un massacro, in un italiano ribelle sempre più contaminato dalle lingue parlate nel plotone, colpiscono per la novità dell’ambientazione nel mondo a parte della Legione Straniera, per l’ambiguità del narratore (tanto affascinato dal coraggio dei nemici quanto incapace di riconoscere in loro altro che dei “selvaggi”; tanto cameratesco con il padre quanto reticente con la madre), per lo stupore delle descrizioni della natura che lo circonda, ma soprattutto per le verità disadorne del suo racconto dall’interno di una guerra molto seguita dalla stampa e dalla cinematografia, ma pressoché inedita nella scrittura italiana.

La Giuria Nazionale del Premio Pieve Saverio Tutino 2017 intende segnalare all’attenzione del pubblico due testi, in cui la memoria compie un viaggio di ritorno all’infanzia e restituisce due immagini di padri coraggiosi, due uomini liberi.
Il primo testo è 9 Luglio 1944 di Pietro Poponcini per la volontà, con lo scritto, di ricordare, dopo aver voluto, per tanti anni, rimuovere, nascondere, cancellare (sono le parole del testo, Ndr) ogni traccia del momento che aveva sconvolto la vita dell’Autore, quando, all’età di 9 anni, aveva assistito impotente all’arresto del padre Aldo da parte dei tedeschi. La memoria ritrova, in una successione inarrestabile, altre immagini di straordinaria intensità. La scrittura, come una coscienza, interviene a esaminare il passato e ferma sul foglio le sue tracce.
Il secondo testo è Via Bicchieraia di Giuseppina Porri
per aver restituito vividamente con la scrittura la figura di un uomo semplice e coraggioso, il fornaio Angiolo -suo padre- perseguitato dai fascisti solo per aver chiesto quello che gli spettava. Le conseguenze di un gesto normale segnano la vita di una famiglia, determinando la malattia di Angiolo e la sua precoce scomparsa. Anche la giovinezza dell’Autrice termina precocemente: nel ricordare a ritroso babbo Angiolo, Giuseppina riesce a ritrovarne un profumo, come di pane.

La Giuria segnala ancora un terzo testo, che restituisce la forza d’animo d’una donna piegata e mai vinta dalla malattia.
Lo strappo di Paola Nepi
per la resilienza, la capacità di non arrestarsi dinanzi a una condizione che la vorrebbe abbattuta e vinta. La forza di una donna che non si fa invadere dal buio del male, e trova per tutta la vita una ragione per cui battersi, fino alla battaglia per il diritto di scegliere la propria fine.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle,
Vittorio Dini, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2016 è stato assegnato a Ivano Cipriani per Balilla Blues (autobiografia 1926-1943): 
L’autore, nato a Roma nel 1926, racconta in modo ricco e vivace, adottando spesso un registro ironico e divertito, i primi diciotto anni dalla sua esistenza, dalla nascita fino all’anno cruciale della liberazione di Roma. Il suo è al tempo stesso un “romanzo familiare” e un “racconto di formazione”. Ivano proviene da una famiglia pistoiese, per metà cattolica e per l’altra metà comunista, costretta ed emigrare a Roma per sfuggire alle persecuzioni fasciste. Cresce in un caseggiato popolare di Viale Regina Margherita, insieme ai genitori e ai parenti più stretti, in una famiglia che si direbbe oggi “allargata”. I ritratti degli zii e delle zie che vegliano sulla sua educazione sono sicuramente tra le pagine più riuscite del racconto. Ma lo sguardo disincantato e curioso del piccolo Ivan coglie anche la contraddizione forse più flagrante della sua formazione alla vita: per un verso l’ideologia di regime che innerva la vita della scuola (il culto della ginnastica, il nazionalismo esasperato, il sabato fascista, il mito del balilla) per l’altro il forte sentimento antifascista della famiglia che si manifesta però con straordinaria discrezione e cautela, per non creare nel ragazzo disagio e conflitti. Centrale, nella formazione di Ivan, la scoperta della musica: le prime epifanie del swing interpretate dall’orchestra di Cinico Angelini, ma anche la musica proibita, il jazz rivoluzionario e travolgente di Louis Armstrong. Ivano Cipriani ci racconta insomma il ventennio fascista con lo sguardo disincantato, curioso e a volte sorridente di un adolescente che prende lentamente, ma inesorabilmente coscienza del mondo che lo circonda.

La Giuria intende segnalare all’attenzione del pubblico anche due altri testi particolarmente apprezzati: Millenovecento Africa di Giulio Cesare Scatolari, diario quotidiano, scritto con mano precisa e fedele, di uno straordinario viaggio in Congo belga compiuto da un medico italiano in Congo belga al tramonto dell’Ottocento e Vera di Roberta Pinotti, la cronaca straziante di una perdita inconsolabile, quella della figlia, portata via da un tumore ad appena dieci anni di vita.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle,
Vittorio Dini, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti,
Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2015 è stato assegnato a Giuseppe Salvemini per Con il fuoco nelle vene (diario 1916-1917):
La giuria del Premio Pieve, dopo una vivace discussione conclusasi con un verdetto pressoché unanime, ha deciso di assegnare il premio dell’edizione 2015 al diario di Giuseppe Salvemini, giovanissimo sottotenente aretino arruolatosi volontario diciottenne nel 1916 e morto nel 1918 per i postumi di un’intossicazione da gas. I giurati sono rimasti affascinati dalla ricchezza della sua testimonianza che transita repentinamente – parafrasando il titolo di un recente libro sulla prima guerra mondiale – dalla bellezza all’orrore: ossia dalla spavalderia e dalla leggerezza delle aspettative avventurose e delle vicende amorose della prima parte, all’impatto sempre più tragico della seconda, dominata dal l’oscenità dello sterminio di massa e della feroce disciplina militare. Si tratta in questo senso di uno dei testi più puntuali ed espliciti di denuncia del massacro di massa, delle fucilazioni e delle esecuzioni sommarie che caratterizzarono l’esperienza di guerra degli italiani.

Senza nessuna concessione a tentazioni celebrative connesse al centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, la giuria desidera inoltre segnalare il diario di Emilio Cianca, operaio elettricista ternano, rimarchevole non solo per la chiarezza e la fermezza delle sue posizioni improntate alla tradizione classista e antimilitarista del socialismo, ma per la ricchezza di riferimenti narrativi alla soverchiante presenza visiva e sonora dei bombardamenti e per le descrizioni accurate, efficacissime della guerra aerea osservata dalle trincee.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle, Vittorio Dini, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2014 è stato assegnato a Gaddo Flego per Tra i sopravvissuti. Rwanda 1994 (memoria 1994):
Ad appena trentuno anni, ma con una lunga esperienza già maturata in Ciad, l’autore, medico fiorentino al servizio di Medecins sans Frontières, parte per il Rwanda nel giugno del ’94, nella fase più cruenta del genocidio dei Tutsi. Raggiunta la città di Nyamata, un piccolo centro nel sud est del paese che ospita inizialmente circa 8.000 profughi, Gaddo, insieme ad una ridottissima équipe, cerca di riorganizzare il sistema sanitario della zona, muovendosi tra l’ospedale locale, un nuovo ambulatorio e tre orfanotrofi di fortuna aperti per far fronte agli arrivi sempre più massicci dei profughi. La sua memoria racconta, con uno stile severo, asciutto e quasi cronachistico, una esperienza che lo porta quotidianamente a contatto con la sofferenza, l’ingiustizia, la morte, ma anche con le contraddizioni delle organizzazioni non governative. Senza mai cedere alla retorica del dolore e al cosiddetto “protagonismo umanitario” il testo ha il merito di offrire uno sguardo di prima mano sul genocidio dei Tutsi e di superare la logica dominante, fino allo scorso decennio, della equidistanza tra le due forze in campo. Tra le pagine della memoria affiora anche la denuncia esplicita del ruolo ambiguo e reticente svolto dalle grandi potenze europee, preoccupate non tanto di fermare il genocidio, quanto di preservare l’incolumità degli occidentali.

La giuria segnala inoltre il carattere sincero, autentico ed emblematico della autobiografia Il vaccaretto di Giuseppe Anice: il gesto di Giuseppe che a settacinque anni, dotato della sola seconda elementare, decide di raccontare per iscritto la propria vita per affidarla al ricordo dei figli e dei nipoti riassume in modo ideale il senso e la storia dell’Archivio Nazionale del Diario che proprio quest’anno compie il suo primo trentennio di vita.

Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Gabriella D’Ina, Beppe Del Colle, Vittorio Dini, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Sara Ragusa, Stefano Pivato, Nicola Tranfaglia

MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2013 è stato assegnato ad Annamaria Marucelli e Francesco Leo per Yol-1511 (epistolario 1940-1946):
Un amore sbocciato lettera dopo lettera, parola dopo parola. Sullo sfondo la Seconda Guerra Mondiale, la prigionia di uno dei due protagonisti in India e tutte quelle vicende politiche che dal 1940 al 1946 hanno infiammato il mondo occidentale. È il fitto epistolario tra Annamaria Marucelli e Francesco Leo il vincitore la 29esima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino. Lei madrina di guerra, fiorentina che vive a Roma, nel 1940 inizia a scrivere lettere a lui, milanese che dopo aver combattuto in Africa orientale come volontario in Libia viene catturato dagli inglesi e trasferito come prigioniero in India. Annamaria non può immaginare che un giorno si conosceranno, che il sentimento nato durante la corrispondenza trasformerà pian piano in amore e che lui diventerà il padre dei suoi figli. “Le lettere – si legge nella motivazione – che vanno dal 1940 al 1946, si presentano alla lettura avvincenti come un romanzo, per il tentativo di avvicinarsi di due personalità forti e a tratti opposte. Negli anni l’amicizia si approfondisce fino a sfociare in un legame d’amore che durerà tutta la vita”.

Secondo, quasi a pari merito è arrivato il diario di Francesco Sartori Con gli occhi di un padre e hanno meritato una menzione il diario Musafir di Rosario Simone e le memorie Patrie ingrate di Adriano Andreotti.

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MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2012 è stato assegnato a Castrenze Chimento per L’odissea della mia vita (memoria 1940-1956):
Nelle sue memorie rievoca una infanzia di abusi, abbandono e violenze con una scrittura allo stesso tempo sorgiva, lirica e visionaria, capace di una empatia quasi magica con la natura e gli animali.
Il diario vincitore Chimento, nato ad Alia (Palermo) nel 1935, nella sua memoria racconta episodi avvenuti tra il 1940 e il 1956. Lo fa con grande intensità traducendo l’oralità sulla pagina, testimonia la fiducia nel potere ‘sacrale’ della scrittura. A colpire in particolar modo la Giuria inoltre è stata la sua volontà di imparare a scrivere per poter poi raccontare la sua vita. L’autore infatti si è iscritto all’età di 74 anni a un Centro Territoriale Permanente per l’Educazione degli Adulti di Palermo ed è riuscito finalmente a realizzare il suo sogno.
La violenza familiare e le conseguenze che ne sono derivate per i soggetti più deboli, le donne e i bambini, sono stati temi ricorrenti in questa edizione del Premio.

A tale riguardo la Giuria ha menzionato un altro diario meritevole di interesse: quello di Lilly Sammartino per la forza del racconto che rompe un silenzio durato più di quarant’anni.

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MOTIVAZIONE:
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2011 è stato assegnato a Ettore Finzi e Adele Foà per Conoscersi in trasparenza (epistolario 1938-1945):
La Giuria nazionale del Premio 2011 ha deciso, dopo un’ampia discussione sugli otto testi finalisti, tutti di particolare interesse e di ottimo livello, di assegnare il premio all’epistolario/diario intitolato Conoscersi in trasparenza, un lungo, quasi quotidiano scambio di lettere dal 1938 al 1945 fra due coniugi ebrei italiani, Adele Foà, milanese, ed Ettore Finzi, triestino, emigrati in Palestina per sottrarsi agli effetti delle leggi razziali. Dopo qualche mese di vita in comune a Tel Aviv insieme ai due piccoli figli – una femmina e un maschio – il marito, scontento del lavoro trovato in quella città, viene assunto con un contratto biennale come ingegnere chimico dalla compagnia petrolifera anglopersiana Aioc e si trasferisce ad Abadan, mentre la moglie, che si rivela donna molto coraggiosa e piena di risorse, resta a Tel Aviv con i due bambini. Si scrivono in continuazione, offrendo uno sguardo finora poco conosciuto sulla realtà dell’emigrazione ebraica dall’Europa in un luogo come la Palestina allora sotto il mandato britannico, e dove era ancora lontana la nascita di uno Stato ebraico indipendente.
La lettura di queste lettere, secondo il giudizio della Giuria, suscita un crescente interesse per il continuo dialogo fra sentimenti, diversità di opinioni, speranze, progetti per il futuro, fra i quali domina il desiderio di tornare in Italia una volta finita la guerra, ma sempre sotto l’incubo del mistero sulla sorte dei rispettivi famigliari rimasti in patria.

La Giuria desidera segnalare inoltre il diario Gran Chaco del ventenne Luigi Canzi, figlio di una nota famiglia di imprenditori lombardi, che nel 1859 si avventura con un amico lungo i fiumi dell’America del Sud, da Buenos Aires fino ai confini con la Bolivia, in terre perlopiù fino ad allora poco conosciute in Europa. 

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Il Premio Pieve Saverio Tutino 2010 è stato assegnato a Magda Ceccarelli De Grada per Giornale del tempo di guerra (diario 1940-1945): 
Dopo un’ampia discussione, che ha preso in esame gli otto testi inviati dalla Commissione di lettura, la Giuria Nazionale del Premio ha concentrato la propria attenzione sul diario di Magda Ceccarelli De Grada, Giornale del tempo di guerra, che percorre l’intero periodo della Seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1945. Il diario possiede una spiccata qualità narrativa e riesce a delineare un ritratto personale della capitale lombarda e dell’Italia del tempo, dal punto di vista culturale e politico. L’Italia di quegli anni che versa in circostanze drammatiche ed è divisa tra opposte tendenze, tra chi difende il regime fascista e chi non lo accetta, emerge limpidamente e, nel diario, vengono messe in luce le grandi difficoltà e le costanti incertezze della vita quotidiana. C’è il punto di vista di una donna, moglie di un noto artista e intellettuale, inserita in un circolo ampio di intellettuali militanti comunisti e azionisti, che difende in maniera tenace le sue idee e le speranze di un’Italia democratica e migliore.

La Giuria segnala inoltre la vicenda singolare e sfortunata di Kemal Subasciaki che ricostruisce nella sua memoria, intitolata Saponificio Gazzella, la storia della sua attività imprenditoriale, prima in Libia e poi in Eritrea tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta.

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Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Beppe Del Colle, Vittorio Dini, Piero Gelli, Antonio Gibelli, Roberta Marchetti, Silvia Melloni, Maria Rita Parsi, Luca Ricci, Nicola Tranfaglia, Saverio Tutino

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Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Beppe Del Colle, Vittorio Dini, Piero Gelli, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Silvia Melloni, Maria Rita Parsi, Luca Ricci, Nicola Tranfaglia, Saverio Tutino

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Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Beppe Del Colle, Gabriella D’Ina, Vittorio Dini, Piero Gelli, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Silvia Melloni, Maria Rita Parsi, Luca Ricci, Nicola Tranfaglia, Saverio Tutino

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Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Beppe Del Colle, Gabriella D’Ina, Vittorio Dini, Piero Gelli, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Silvia Melloni, Maria Rita Parsi, Luca Ricci, Nicola Tranfaglia, Saverio Tutino

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Camillo Brezzi, Pietro Clemente, Beppe Del Colle, Gabriella D’Ina, Vittorio Dini, Piero Gelli, Antonio Gibelli, Vivian Lamarque, Maurizio Maggiani, Roberta Marchetti, Maria Rita Parsi, Nicola Tranfaglia, Saverio Tutino

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Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Pietro Clemente, Beppe Del Colle, Gabriella
D’Ina, Vittorio Dini, Antonio Gibelli, Lisa Ginzburg, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco,
Davide Musso, Maria Rita Parsi, Nicola Tranfaglia, Saverio Tutino

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