Non ci siamo mai incontrati. Finora. Ma è come se ci conoscessimo da sempre. Quando vediamo i suoi film, riconosciamo tutto. Le atmosfere che descrive, le ritroviamo tutti i giorni sfogliando le memorie degli italiani. Protagonista delle sue pellicole, è proprio quella “gente comune” che ci ha donato la propria scrittura privata. I luoghi che descrive sono quelli in cui sono nati e hanno vissuto i nostri diaristi. Le storie minute, le vite delle persone semplici dell’Italia di provincia che non c’è più. Ce ne siamo liberati senza sostituirla con qualcosa di altrettanto solido. Ma è radicata nella memoria, nella sua e in quella popolare che custodiamo a Pieve Santo Stefano.
Pupi Avati, maestro del cinema italiano che ha da poco festeggiato 50 anni di attività da regista, non ha mai chiesto ai personaggi dei suoi film di essere più di quello che in realtà sono. Ha osservato persone e luoghi reali e li ha restituiti per intero. Come piace fare a noi quando rendiamo note le vite degli altri. Nel giorno del trentacinquesimo compleanno del Premio Pieve conferiamo al Maestro il Premio Città del diario 2019.