Mi sposasti con tanta gioia e tanta speranza/ Così anche io ti sposai/ con tanta voglia di vivere e creare/ con il desiderio da fare/ di crescere assieme e realizzare/ sognavo un luogo ove poter dare/ ti ho dato me stessa ancora in boccio/ per fare semplicemente e con umiltà/ le cose di cui tutta l’umanità fa/ cose di tutti i giorni – cose semplici e serene/ per me vita tranquilla e vivere assieme/ con onestà sempre ti ho dato/ 25/ Anni della mia vita e, non l’hai capita/ Anni che tu hai riempito di illusioni/ Con grandi amarezze e contraddizioni di angosce non comuni e tristezze di miseria umana e di ogni cattiva cosa tanta ipocrisia e Violenza questo sei stato tu in quel tempo della mia esistenza con te./ Te facendo tu ogni volta finta di niente …/È così che mi hai fatto tanto male alla mente, per te tutto ciò/ era “NORMALE COME UN DOVERE”/ Picchiare la moglie e maltrattare sempre. Con la sua scrittura a tratti poetica, Maria rompe il silenzio e racconta quello che per anni non è riuscita a dire, e che molti non hanno voluto ascoltare: le violenze subite dal marito, un uomo che ha sposato nel 1965 a soli 19 anni e che l’ha sempre maltrattata.
Quella prima volta che non ho mai saputo il/ PERCHÉ/ A pochi giorni dopo il matrimonio venisti su di corsa dal campo/ Entrasti in casa e mi prendesti a botte/ Non ho mai saputo perché/ e da allora la violenza diventa pane quotidiano Tu mi facevi paura e terrore/ Mentre a te no, non importava niente che fossi in/ STATO INTERESSANTE. Dopo la nascita del figlio continua a subire, cerca ascolto dove non trova l’aiuto atteso. Dalla sfera privata, le aggressioni sconfinano in pubblico quando la coppia rileva una piccola attività commerciale. Pure dentro il Bar ne buscai/ Questo era lui… che ebbe l’idea pazza di / chiudere la porta “a vetri” e poi/ Picchiarmi/ Il fatto divenne pubblico e no, non fu cosa buona e/ Tutto il negativo sempre ricadeva su di me. Nonostante tutto, Maria intraprende varie strade per guadagnarsi margini di libertà e indipendenza, si impegna in politica, frequenta la scuola del Partito Comunista a Roma, lavora per alcuni anni in una fabbrica di zona, poi rileva una pizzeria nel centro di Arezzo che ha successo grazie ai suoi immensi sacrifici. Ma anche qui viene aggredita: il marito con una scusa l’attira sulla sua auto e nello spazio di pochi minuti lo prego di girare e riportarmi indietro/ Allora sì che si altera… e inizia a darmi BOTTE in faccia/ Guidava e picchiava come un… / Io con il sangue al naso ormai dappertutto/ lo imploro di girare ma no non gira. Maria non va neppure dai Carabinieri. C’era già stata: Neppure il VERBALE come non ci fossi andata… per il Carabiniere di turno come non fosse successo nulla e – menomale andai con il figlio per essere meglio creduta ecco non ti ascoltano no non ti credono – non ti credevano… L’indifferenza intorno al suo dolore, fa dire a Maria di vedere solo terra bruciata. Cinquant’anni dopo le cose sono cambiate, ma non a sufficienza. Oggi è migliore – molto rispetto a quel tempo/ Ma pur sempre poco ciò che si fa vista l’entità dei drammi… Maria riuscirà a risollevarsi grazie alla sua forza di volontà, al suo analista e alla vicinanza del figlio, che è stato sempre grande anche da piccolo. Dopo molti anni trova il coraggio per raccontare il suo vissuto.