Guerrino Nati

Figli bastardi dell’antica Roma

diario 1943-1944
nato a Firenze nel 1910 morto nel 2005

La turba ignorante dei veri incivili, incapaci di amor patrio, di coloro che pensano solo alla propria casetta, al campicello, alla fidanzata Concettina, godeva per l’armistizio, che per loro non era sinonimo di sconfitta, ma solo era terminato la guerra ed avere la possibilità di ritornare alla loro miserabile vita. È un’invettiva senza appelli quella che Guerrino Nati rivolge ai suoi commilitoni per la gioia che esprimono l’8 settembre 1943, giorno della resa italiana agli eserciti Alleati. Guerrino è un sottufficiale della Marina di stanza nel porto di Taranto e non usa giri di parole per descrivere il suo stato d’animo. In quel momento mi ricordai delle parole di un grande ma sfortunato Italiano che diceva: il popolo Italiano è figlio dell’antica Roma. Quali figli bastardi siamo noi allora e il mio animo non voleva saperne ‘chio non dovevo più fare la guerra. Nulla era in me cambiato. Ma la storia ha preso un altro corso, le clausole armistiziali prevedono la consegna delle navi italiane nei porti inglesi per impedire che i tedeschi se ne approprino, così corrazzate e incrociatori prendono il largo in direzione di Malta mentre cominciano i tentativi di affondamento da parte dell’aviazione tedesca. Un senso di amarezza è sopravvenuto anche gli amici di ieri, coloro insieme ai quali avevamo combattuto avevano cercato la nostra morte. Mentre la nave attraversa il Mediterraneo, il dibattito si accende sino alle 23 grandi ed eterne discussioni con P che è Tedescofilo per giuramento di guerra – è sardo fiero e fedele – l’altro Pa – invece Piemontese patriota ma anti tedesco, uomini di grande amore patriottico ma per sentimenti, o meglio per temperamenti diversi raggiungono la stessa meta per vie opposte. Il mio desiderio di uomo, è che i tedeschi siano mandati fuori dall’Italia perché così solo evitiamo dolori ai nostri cari e li potremo rivedere, ma come è brutto e poco onorevole pensare così. Giunti a Malta, per i marinai italiani inizia una vita fatta di attesa e di speculazioni sul prosieguo della guerra, Guerrino è tra i primi a intuire l’inevitabile epilogo: siamo arrivati alla guerra fratricida. A bordo i faciloni dei primi giorni che mi davano torto perché io ero pessimista e spiegavo come le cose sarebbero avvenute, ora mi danno ragione. Mi facevano: Per i tedeschi in 4 giorni li buttano fuori dall’Italia – specialmente con l’aiuto delle popolazioni! – Bestie perché non pensavano che se la popolazione aiuta non fa altro che attirarsi la guerra addosso con tutti i suoi risultati negativi. Con il trascorrere dei giorni i suoi resoconti perdono animosità, mentre aumentano i pensieri rivolti alla moglie Fedora, che chiama “Fly”, e alla figlia. Ho tanto desiderio in mezzo a queste rovine e disillusione di prendere in collo il fresco corpo di Annamaria e stringere i tuoi fianchi sottili. Dopo 10 mesi di esilio, nell’estate del 1944 le navi e i marinai italiani possono rientrare a Taranto e per Guerrino inizia una corsa contro il tempo per raggiungere Firenze prima del passaggio del fronte. Molti anni dopo sarà Fly a raccontare quel momento in una nota a margine del diario un uomo stava salendo molto lentamente le scale. Presi Annamaria in braccio, la spinsi verso di lui e le mormorai. È tornato il babbo! Quando le fu vicino, quell’uomo si inginocchiò e prese la sua creatura fra le sue braccia. Non una parola ma grosse lacrime silenziose scendevano sulle sue guancie. Poi mi guardò e senza una parola eravamo riuniti in un abbraccio solo. Eravamo uniti e ancora insieme… e fuori il mondo!